Il metodo Montessori

Articolo a cura di Francesca Basso


La “Casa dei bambini non è un ricovero passivo dei fanciulli, ma una vera scuola di educazione, i cui metodi sono ispirati ai razionali principi della pedagogia scientifica”.
(M. Montessori, La scoperta del bambino, Garzanti, Milano, 1951, pagina 368)


Così, Maria Montessori, in uno dei suoi più famosi scritti, ricalca l’idea di educazione. Ella è infatti stata, a lungo, portabandiera di una nuova educazione. Il suo metodo prevede un’organizzazione dell’ambiente a misura di bambino. L’arredo scolastico ed i materiali didattici sono predisposti in modo che ogni elemento possa essere agevolmente maneggiato e spostato. Gli oggetti sono offerti alla libera scelta degli allievi e non più scelti e manipolati dall’insegnante. Viene abolito il banco, freno dell’alunno, che lo porta ad una visione del lavoro come obbligo. Al suo posto, piuttosto, vengono utilizzati piccoli tavolini che consentono al piccolo di “fare da sé”, come la stessa pedagogista affermava.
All’insegnante è attribuito un compito non direttivo, bensì di consiglio, aiuto, sostegno e stimolo, evitando il ricorso a premi e castighi. Il materiale didattico, definito “di sviluppo”, propone solidi da incastrare, blocchi, tavolette, figure e solidi geometrici da ordinare secondo le dimensioni, matasse colorate, campanelli, superfici ruvide o lisce da graduare e simili. Fondamentale è lo sviluppo delle capacità logiche, per le quali si predispone un avvio alla lettura, al calcolo, alla misura. Tutti i materiali, quindi, hanno la funzione di stimolare i sensi del bambino, sui quali poggia lo sviluppo del ragionamento e del giudizio. Nell’impiego del materiale, ogni fanciullo procede nei suoi tentativi come meglio crede, prova quante volte desidera, tocca, osserva e ragiona per cercare la via migliore al raggiungimento della soluzione necessaria. E al fine di evitare uno sviluppo individualistico, la scuola prevede una serie di attività sociali che ripetono, a misura di bambino, le occupazioni della vita pratica.
La novità della pedagogia montessoriana consiste nel metodo di lavoro: il tutto parte da esperienze reali che si costituiscono attorno ad un triangolo bambino-ambiente-insegnante. Il bambino va a posto nelle condizioni di poter liberamente svolgere le proprie attività per sviluppare le potenzialità personali e acquisire un comportamento responsabile, affrancandolo da vincoli precostituiti e puntando sulla sua autoeducazione.
L’ambiente ha una funzione decisiva nel rendere più o meno attivo l’alunno: quanto più esso offre stimoli, crea situazioni, suggerisce attività, tanto maggiore è la sua forza educativa ed esso deve essere misurato negli stimoli, proporzionato alle forze fisiche e psichiche infantili, ordinato in modo che ogni oggetto abbia il suo posto e sia portata delle mani del bambino, funzionale alle varie modalità di lavoro, attraente e curato per richiamare l’attenzione, esercitare il controllo dell’errore e favorire il senso di responsabilità dei bambini verso le cose di cui dispongono e utilizzano da soli o in gruppo.


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(I contenuti informativi sul metodo montessoriano sono stati tratti dal manuale di Giorgio Chiosso, Pedagogia – Dal Basso Medioevo ad oggi, Einaudi scuola by Mondadori Education S.p.A, Milano, 2016)